FRATE ELIA DA CORTONA

(Assisi, 1180 circa – Cortona, 22 aprile 1253)

Emblematico ricordo di Frate Elia.

Un frate illuminato, un ispiratore della politica federiciana.
Questa pagina è stata ricavata riassumendo l’articolo di Carlo Fornari "Le iniziative diplomatiche di Federico II in Oriente fra i due Sinodi di Ninfeo (1234-1250)"
apparso sulle TABULAE — periodico del Centro Studi della Fondazione Federico II Hohenstaufen di Jesi — n. 16.17/1 mesi Gennaio - Maggio 2000 n. 1.

Il Frate Minorita Elia da Cortona fu per lungo tempo un fedele discepolo di San Francesco che lo investì della sua successione decretandolo in una lettera "ministrum ordinis Fratorum Minorum".
Nel 1232 fu in effetti nominato Ministro Generale dell’Ordine e seppe acquisire indubbi meriti negli anni d’oro che videro la realizzazione della grande basilica di Assisi (di cui fu progettista direttore dei lavori) la lotta alle eresie, la massima diffusione dei Mendicanti.
Era quello il periodo nel quale, in ambito minorita, ai cosiddetti frati spirituali iniziavano a contrapporsi quelli successivamente noti con l’appellativo di conventuali., con diversi modi di applicare la Regola francescana, soprattutto nei particolari riguardanti la povertà collettiva.
Con il trascorrere degli anni, il frate toscano, dibattuto fra le due correnti che non intendevano accettare compromessi, iniziò ad essere vittima di critiche sempre più malevole; ma nulla lasciava prevedere che il 16 maggio 1239 il capitolo dell’Ordine lo avrebbe deposto dalla carica di Ministro sostituendolo con l’anziano, più disponibile Alberto da Pisa. Che cosa era accaduto?
La data del provvedimento può essere illuminante: essa seguiva di appena due mesi la seconda scomunica di Federico II avvenuta il 6 marzo e di un mese circa la lettera pastorale "Sedes Apostolica" che sollecitava ai Mendicanti la predicazione anti-imperiale. Le chiare concomitanze inducono fondati sospetti: ci fu tra Gregorio IX e frate Elia una insanabile divergenza di vedute sull’atteggiamento da assumere nei confronti dell’Imperatore? L’ipotesi può essere avvalorata dal fatto che a decidere la rimozione contribuì in modo decisivo il giudizio severo, irremovibile del Pontefice. A questo punto le fonti si dividono.
I cronisti vicini alla Chiesa attribuiscono al provvedimento motivazioni del tutto interne all’Ordine francescano. Le fonti imperiali vedono in frate Elia una persona capace ancora di mediare con indipendenza ed onestà culturale le pretese del Sacerdozio e dell’Impero, per cui il Pontefice ordinò la sua deposizione al solo scopo di proseguire la lotta contro Federico II.
Comunque si siano svolti i fatti, frate Elia resta fra i massimi personaggi del XIII secolo. Ben oltre le semplici intuizioni, più d’ogni altro contemporaneo egli propugnò con lucida determinazione la separazione dei poteri spirituale e temporale e si avvicinò alla concezione laica dello Stato, influenzando la visione istituzionale di Federico II.
Da quel momento, deluso per le incomprensioni ricevute in ambiente ecclesiastico, si schierò dalla parte dell’Imperatore che lo gratificava degli appellativi "dilecto familiari et fideli nostro".
La collaborazione fra i due si manifestò in vari modi. Dotato di cultura eccellente, il Ministro deposto fu capace di intervenire in molti campi della vita profana:
· svolse attività di consulenza nell’organizzazione dell’esercito e negli assedi condotti contro molte città della Penisola,
· partecipò ad importanti trattative diplomatiche,
· alcuni lo considerano il progettista del castello federiciano di Castel del Monte, nella Puglia.

Nella carriera diplomatica di frate Elia in collaborazione con Federico II, assume particolare rilevanza la missione svolta in Oriente nel 1240.
Allora l’Imperatore, che aveva intuito l’importanza del fronte orientale, si proponeva due delicatissimi obiettivi:
· contribuire alla negoziazione di una trattativa fra l’Imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II e l’Imperatore niceno in vista di un accordo nell’interesse della Cristianità e dell’Impero.
· definire le clausole del matrimonio fra l’anziano Giovanni Vatatze, di recente vedovanza, e la giovane Costanza nata dalla relazione di Federico II con Bianca Lancia.
Si trattava da un lato di ridurre gli spazi di manovra alla diplomazia pontificia, in un’area dove questa era ben rappresentata da autorevoli esponenti della Curia; dall’altro legare l’Impero d’Oriente alla dinastia sveva con gesto che per la cultura medievale valeva assai più di qualunque atto convalidato dai sigilli di Stato.
Quest’ultimo fatto in particolare fu assai malvisto dalla Curia romana che lo considerò "molestum et grave": da quel momento ogni possibile ingerenza del Pontefice nei fatti orientali avrebbe potuto violare gli interessi familiari di Federico II, provocando anche a livello europeo contraccolpi particolarmente gravi.
Copyright ©2002 Carlo Fornari

Elìa da Cortona (frate Elia), Enciclopedie on line:
Elia Secondo ministro generale dei francescani (Assisi intorno al 1180 - Cortona 1253). Dotato di indubbie doti di governo e di organizzazione, frate E. ebbe il torto di non valutare esattamente le più vere forze spirituali del francescanesimo, prima, e la esatta portata della lotta tra Papato ed Impero poi. Nella successiva tradizione ebbe anche nome di alchimista e poeta didattico di tale scienza.
Vita e attivitàCompiuti buoni studi giuridici, fu tra i primi seguaci di s. Francesco, che lo ebbe sempre assai caro, anche per le capacità di organizzatore, di cui diede prova come ministro provinciale in Siria (1217-20). Ritornato in Italia, fu vicario generale dell'ordine francescano (1221-27), acquistandosi la stima e la simpatia del cardinale Ugolino dei Conti, vescovo di Ostia (poi Gregorio IX), con cui collaborò nel difficile compito di inquadrare e organizzare il movimento francescano, non senza contrasti con lo stesso Francesco e con i più zelanti suoi compagni. Dopo la morte e la canonizzazione di s. Francesco, egli proseguì la sua direttiva di ottenere potenza e splendore al suo ordine, specialmente quando fu nominato ministro generale (1232-39). Pur con tali meriti e con l'appoggio del card. Ugolino, E. dispiacque per le durezze del suo governo. Cessato dalla sua carica si recò allora a Cortona, ove costruì ancora un magnifico convento. Tornato ad Assisi, sperò verso la fine del 1239 di conciliare Gregorio IX e Federico II in lotta, godendo egli la fiducia d'entrambi. Si recò a Pisa dall'imperatore ma incorse nella scomunica papale, irrevocata anche quando egli cercò di giustificarsi. Rimase allora al fianco di Federico II negli ultimi anni del suo regno e lo servì in ambascerie; dopo il 1250 si riconciliò con la Chiesa. Promosse la costruzione della basilica di S. Francesco ad Assisi, viene segnalato da molti come architetto soprattutto nelle indicazioni esoteriche realizzate dai muratori Comancini.

San Francesco, di cui Fra' Elia fu amico e successore al vertice dell'ordine:
Al fianco di San Francesco aveva abbracciato l'ordine dopo aver completato impegnativi studi giuridici. Tenuto in gran conto da Francesco, ne ricevé numerosi incarichi che portò avanti con notevoli capacità e con piglio rimarchevole, fino a qualche contrasto con il futuro santo e altri compagni.
Tra gli incarichi vi fu quello del vicariato generale dell'ordine, dal 1221 al 1227, durante il quale si attirò le simpatie di Ugolino dei Conti di Anagni, il futuro papa Gregorio IX. Fu poi ministro generale dell'ordine dal 1232 al 1239, ricoprendo un ruolo importante nel promuovere la realizzazione della Basilica inferiore di Assisi

Nella cerchia sveva di Federico II:
Federico II, da un manoscritto vaticano del De arte venandi cum avibus.
Frate Elia è noto per aver voluto perseguire, dopo l'esperienza al vertice dei francescani, un ruolo politico di spicco quale moderatore nella diatriba che opponeva il Sacro romano impero e la Sede Apostolica. Molto stimato da Federico II di Svevia oltre che, come già detto, da papa Gregorio IX, Elia si propose di accorciare le distanze tra lo svevo e il papato: il suo incontro a Pisa con Federico II avvenne sul finire del 1239.
Questo avvicinamento costò anche a lui la scomunica, comminatagli da Gregorio IX, nonostante i precedenti benevoli rapporti con quest'ultimo. La stima di cui poteva godere non valse, infatti, a far deflettere papa Gregorio, che non volle recedere nemmeno di fronte alle spiegazioni che Elia cercò di opporre: la scomunica fu esplicitata nel 1240[2] e i buoni rapporti tra Elia e la Chiesa sarebbero ripresi solo poco prima della sua morte.
Poche settimane dopo la seconda scomunica a Federico II, Elia, sollevato per volere papale dal vertice dell'Ordine francescano, scelse di unirsi al novero dei consiglieri dell'imperatore svevo[3], del quale facevano parte altri pochi uomini vicini alla Chiesa sinceramente fedeli al sovrano[4]: di provenienza ecclesiastica era il vescovo Berardo di Castagna, fedele fino alla morte, mentre di osservanza religiosa militante era il fidato cavaliere teutonico Ermanno di Salza. Elia fu investito da Federico II di incarichi diplomatici, come ad esempio nel 1243, quando fu in missione diplomatica nelle terre d'Oriente probabilmente presso l'imperatore di Nicea.
Ma non è improbabile, secondo Abulafia[5], che Elia fosse anche l'ispiratore di quell'indirizzo ideologico con cui l'imperatore svevo controbatteva agli ingiuriosi libelli papali che lo esecravano come eretico: dietro la prosa «cesellata»[6] di Pier delle Vigne, Federico II auspicava un ritorno del papato alla semplicità del cristianesimo delle origini, che lo tenesse indenne dalle contese militari, del cui onere doveva invece farsi carico il «principe della pace in terra, l'imperatore romano»[6].

Rapporti pregressi con l'imperatore:
Salimbene de Adam, nella sua Cronica, afferma che il ricongiungimento tra i due personaggi fosse il risultato di un'amicizia che il frate coltivava da tempo in segreto con il nemico del papa.
Quanto affermato da Salimbene, notoriamente sfavorevole all'imperatore, trova tuttavia ben pochi riscontri. Fra questi vi è la famosa lunga missiva che Federico inviò al frate in occasione della traslazione a Marburgo del corpo della beata Elisabetta d'Ungheria (avvenuta il 17 maggio 1236, a un anno dalla sua beatificazione). In quella lettera esaltava la figura religiosa della sua parente, impetrava le preghiere dei Francescani ed esprimeva interesse e apprezzamento per l'Ordine[3]. Le intenzioni del gesto, dichiarate dall'imperatore, erano esclusivamente religiose e alcuni storici vi hanno letto l'espressione di una sincera devozione[3]. Non può escludersi però che il tenore della lettera soggiacesse a calcoli politici e diplomatici, in una sorta di captatio benevolentiae nei confronti del frate, nella cui persona intuiva un possibile alleato, ma anche nei confronti dei francescani, vicinissimi al papa, i quali, sparsi sul territorio e non reclusi in convento, fungevano spesso da cassa di risonanza alla propaganda del papato contro di lui[3].
Altro momento di contatto tra i due, riferito dalla stessa Cronica, è l'interessamento manifestato da Federico II in favore del padre di Salimbene, contrario all'ordinazione del figlio: in quell'occasione il sovrano aveva scritto a frate Elia chiedendo di restituire il figlio al padre[7].
Un'altra menzione di tali rapporti, risalente allo stesso cronista, era stato l'invio di Elia in missione diplomatica di papa Gregorio IX presso l'imperatore, nel 1238[3], al fine di trattare una tregua con le città italiane pochi mesi dopo la Battaglia di Cortenuova[2] del 1237, in cui lo svevo aveva sbaragliato la Lega Lombarda e si era impadronito del Carroccio. La missione, apparentemente senza esito, si inquadra comunque in una fitta serie di analoghe iniziative diplomatiche di cui furono incaricati francescani e domenicani[2].

Ritiro a Cortona e morte:
La Chiesa di San Francesco a Cortona, voluta da Elia, declinando il suo disegno politico e il suo ascendente politico sul papato, Elia si ritirò a Cortona, dove si adoperò per la costruzione della chiesa di San Francesco, nella quale egli fece conservare una reliquia della vera Croce, riportata con sé dal viaggio a Bisanzio, avendola probabilmente avuta in dono da Baldovino II, ultimo imperatore latino di Costantinopoli.
Il riavvicinamento al papato avvenne solo dopo la morte dell'imperatore Federico II, avvenuta nel 1250, e poco prima del finire della sua vita: Frate Elia morì infatti meno di tre anni dopo lo svevo, a Cortona, il 22 aprile 1253.

Pratiche alchemiche:
Alcune fonti, peraltro sostanzialmente a lui ostili, come il già citato Salimbene, ma anche l' Historia septem tribulationum di Angelo Clareno, indicano Frate Elia come interessato alla pratica e alla teoria dell'alchimia, campo nel quale, secondo Salimbene, avrebbe subito l'influenza profonda di Bartolomeo da Iseo[2]: al periodo in cui fu parte della cerchia sveva, gli vengono attribuite alcune opere alchemiche, tra cui anche un trattato in sei libri, dal titolo Lumen luminum, ispirato al Libro degli allumi e dei sali e ai formulari del Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto, lo stesso retroterra di fonti a cui si era rifatto Michele Scoto, altro alchimista della corte federiciana[8].
L'opera sarebbe stata composta presso la corte fridericiana[9], quindi dopo la deposizione dal vertice dell'ordine nel 1239, ma le attribuzioni di manoscritti che nascono da tale tradizione sono oggi generalmente considerate come spurie, probabile frutto della propaganda papale anti-ghibellina, esercitatasi nei suoi confronti dopo il suo decisivo avvicinamento all'entourage di Federico II[2].
Iconografia
Nulla è sopravvissuto che possa definirsi un vero e proprio ritratto di frate Elia: il ritratto dal vero presogli da Giunta Pisano nel 1236 è sparito infatti nel 1624[10].
Si ritiene tuttavia che la replica seicentesca presente nel municipio di Assisi sia più o meno una copia dell'originale:[10] Elia vi è rappresentato come una persona di corporatura piccola e magra, capelli scuri e barba ben curata, un'espressione melanconica sul viso e un copricapo armeno sulla testa.[10]
Note:
1. ^ A volte indicato come Elia Coppi, in quanto creduto appartenente all'omonima famiglia
2. ^ a b c d e f S. Vecchio, ELIA d'Assisi (Elia da Cortona, al secolo Buonbarone), Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
3. ^ a b c d e Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, p. 124
4. ^ David Abulafia, Federico II. Un imperatore medievale, p. 261
5. ^ David Abulafia, Federico II. Un imperatore medievale, p. 265
6. ^ a b David Abulafia, Federico II. Un imperatore medievalep. 264
7. ^ Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, p. 152
8. ^ Giulia Barone, Elia di Assisi (da Cortona), Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
9. ^ Francesca Roversi Monaco, Alchimia, Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
10. ^ a b c (EN) Paschal Robinson, Elias of Cortona, dalla Catholic.

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